Critica - Analisi - Riflessioni - Editoria - Proposte - Politica

sabato 26 novembre 2016

E' morto Fidel...viva Fidel!





Fidel Castro ha terminato la sua missione terrena!Un grande uomo, di sicuro fra i più "significanti" degli ultimi cento anni! Liberò la sua nazione da una classe politica corrotta e dalla mafia americana. Ebbe al suo fianco forse il rivoluzionario più amato della storia, diventato mito e leggenda, ovvero Ernesto Che Guevara. Non s'è piegato per più di mezzo secolo alla costrizione d'un embargo vile attuato dagli USA per fiaccare il suo progetto politico e penalizzare Cuba e il suo popolo. Tra mille difficoltà ha attuato il sogno d'una sanità di qualità per tutti e d'un'istruzione garantita alla sua gente. Il mondo liberista e capitalista è riuscito altresì nell'impresa di creare uomini liberi sì di dissentire nei propri paesi ma costretti a non beneficiare di elementari diritti come quelli che Fidel è riuscito a garantire alla sua gente. La fedeltà ai suoi principi e un isolazionismo commerciale cui Cuba è stata costretta dal ricatto politico di paesi imperialisti ne hanno frenato lo sviluppo.
Ma la lezione di Castro, la sua costanza e difesa di valori resterà al di là della sua dipartita!

E' morto Fidel...Viva Fidel!

Amalia Spanò
Socio Promotore e Fondatore di Rubriche Meridionali


venerdì 25 novembre 2016

IL 4 DICEMBRE VOTA NO...resistenti,ora come sempre!



La Costituzione nasce dalla volontà di soppiantare la triste esperienza del nazifascismo e gli anni della monarchia sabauda in un anelito di democrazia. La sua applicazione parziale non la rende giudicabile ma solo d'essere completamente attuata. Derive autoritarie che delimitano ulteriormente la partecipazione popolare non rappresentano di sicuro una reale esigenza ma solo un maldestro tentativo per instaurare accentramenti di potere,depotenziare tentativi di autonomie che danneggerebbero in primis le popolazioni del Sud.

Senza indugi il 4 Dicembre vota NO!

Per la nostra storia,per il sacrificio dei nostri avi,per la difesa dei valori della democrazia!

Direttivo Soci Promotori e Fondatori di "Rubriche Meridionali"

venerdì 18 novembre 2016

Quando scendevamo via Posillipo…



Un giovanotto degli anni 50/60 di media borghesia (quindi di famiglia non necessariamente benestante economicamente, ma solo fortunata a essere napoletana, residente in quella zona e di valori fortunatamente radicati in una sana napoletanità, nella consapevolezza d’esser nati e vivere in luogo baciato dal Signore) di quegli anni, posillipino, nato e cresciuto in quella zona, in un periodo autunnale o meglio post vacanziero, aveva di solito un look consolidato. Un pantalone chiaro da risvolti approssimativi e non definiti – di memoria marinara -, dei mocassini spesso senza calze, un maglione a “V” soffice e leggero, quasi sempre azzurro cielo e una camicia bianca dal collo spianato, aperto. Entrambi, maglione e camicia, tirati su agli avambracci prima dei gomiti. Era un vestire calibrato alla temperatura, perché l’accenno d’autunno era costantemente fresco, ma con un ancora bel sole e la rinuncia alle calze era un voler restare legati all’estate da poco passata, al mare, a qualcosa difficilmente accantonabile. Ora quel periodo dell’anno è un rebus…può essere ancora caldissimo o di poco programmabili giornate quasi fredde. Non era così…poi cambiò come tante cose dagli anni 70/80 in avanti. Se quel giovane era come me, con reminescenze ereditarie normanne (molto presenti al Sud, anche in Sicilia) o, addirittura come nel mio caso, con un papà di lontane origini trentine pur se di famiglia trapiantata a Napoli da prima della tanto deprecata unità….bè allora quel giovane assumeva un aspetto singolare : sorriso aperto, occhio azzurro in perfetto pan dan (si dice così?) col maglione, e capello biondo ondulato, semi lungo, bruciato dal sole e dal mare d’una estate troppo precocemente trascorsa! Riuscite a immaginarlo? E uno così avendo a disposizione quella strada spettacolosa fatta di curve, palazzi e case meravigliose alla sua sinistra e un panorama

mozzafiato alla sua destra con mare, spiagge, anfratti, giardini che scendevano appunto verso il mare, cosa poteva fare se non godersi una bella passeggiata (di mattina inoltrata o prima dell’imbrunire) scendendo da Posillipo verso Mergellina? Le ragioni potevano essere più d’una : puro “cazzeggio”, recarsi alla suddetta zona di Mergellina per sostare ai famosi chalet per il rituale d’un caffè o aperitivo, o a un Circolo tipo l’omonimo Posillipo, dove incontrare amici, tentare l’ennesimo bagno, e/o allenarsi a qualche sport legato al mare : canottaggio, nuoto, vela, pallanuoto….tutti nella tradizione napoletana, e specificatamente posillipina, ai quali erano (e lo sono ancora in parte) dediti i giovani virgulti là residenti. Pochi pullmann (così si diceva e non bus come oggi), auto manco a parlarne…quasi una rarità, e in compenso qualche lambretta o le prime vespe per i più fortunati.


In assenza di ciò il mezzo più in uso era la “pedicolare”, ovvero scendere a piedi e senza ansie. Sembra, me ne rendo conto, il quadro della bella vita, di chi ha finanze disponibili con faciltà e quindi il tutto troppo nostalgico, irreale e irriguardoso verso i meno abbienti.
Ma così non era. Le ansie o le depressioni erano sintomatologie quasi sconosciute; si era ovvio in un’età dove programmare il futuro e il lavoro che avresti dovuto intraprendere, ma un senso d’ottimismo diffuso in quegli anni, il buon umore e il disincanto napoletano e per giunta d’un posillipino t’aiutavano, anzi t’indirizzavano ad esser così : le cose si sarebbero in qualche modo sistemate, vivevi in un bel posto, tutto era in crescita…meglio godersi quei giorni e quei posti! Penne di sicuro di ben altra qualità della mia, come un Raffaele Di Capria, hanno raccontato quei luoghi, quell’umore, la famosa “bella giornata” da lui magistralmente descritta, un dandysmo fatto appunto di quasi zero soldi, ma di propensione a ciò che ho sopra illustrato, pur se con una velata vena amara che solo uno scrittore di così tanto spessore può cogliere e riportare in romanzi come “Ferito a morte”. Ebbene quel mondo non c’è più, non esistono le condizioni sociali perché ci sia, poco è rimasto di quel “tutto”  se non il luogo e la sua ancora forte magìa. I nuovi ricchi arroganti e col dio denaro e le “griffe” al primo posto si sono impadroniti del posto. Il ricordo però ci è concesso, e non è solo cruda nostalgia, ma coscienza di valori e approccio alla vita, alle cose, ai luoghi, da memorizzare almeno come insegnamento, riflessione e, rivedute e corrette, possibili e praticabili riproposizioni.

Attilio  Stolder

Ernesto Che Guevara...




LE OCCASIONI PERDUTE



di Giovanni Cutolo


Guido Piegari (Napoli 1927-2007) si laurea in medicina nel ’55 presso l’Università degli Studi di Napoli. La sua passione per la filosofia e la storiografia lo spinge a frequentare l’Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli e a fondare nel 1951 il Gruppo di Studio Antonio Gramsci che lavora intensamente fino al ’54 promuovendo, presso l’Università Federico II corsi di studio e dibattiti sulla storia del Risorgimento italiano. Oltre a Piegari, fanno parte del Gramsci, tra gli altri, Gerardo Marotta, Ennio Galzenati, Giovanni Allodi, Ugo Feliziani, Enzo Oliveri. La non dissimulata passione hegeliana portava Piegari ad affermare che in politica l’essenziale sta nel porre nei termini giusti il problema dello Stato. Era convinto che tutti gli altri problemi non potessero essere considerati che problemi derivati dallo Stato, dalla sua forma, dalla sua struttura, dal suo assetto, dalla sua definizione territoriale. In quest’ottica, per esempio, la stessa “questione meridionale” avrebbe dovuto essere considerata in maniera subalterna, come questione non risolvibile altrimenti che nella più generale battaglia per il rinnovamento dello Stato unitario. In caso contrario – vale a dire nell’ipotesi di un’esaltazione della “questione meridionale” come problema autonomo, non derivato, specifico non già dell’intera collettività nazionale bensì delle sole popolazioni del Sud – si sarebbe riusciti certamente a strappare elemosine varie, contributi, incentivi, e leggi speciali, ma con il risultato non soltanto di non debellare i mali storici del Sud ma di aggravarli fomentando particolarismi, appetiti, parassitismi, rivalità. Vale la pena sottolineare che oggi il Partito del Sud ripropone, con altre parole e in un altro contesto, la stessa tesi, anche noi convinti che il Sud è un problema dell’Italia tutta e non della sua parte meridionale. Perché non è l’Italia a soffrire per il problema del Sud, ma è esattamente l’opposto: è il Sud che soffre di un problema chiamato Italia.

Pur operando all’interno del Partito Comunista, il Gruppo Gramsci non rinuncia alla difesa di posizioni assai critiche nei confronti della dirigenza della federazione napoletana, nella errata convinzione che Togliatti avrebbe approvato e sostenuto le loro tesi. Ma si sbagliavano perché il centralismo democratico, che imponeva l’obbedienza assoluta agli iscritti, sopravvisse a lungo anche dopo la morte di Stalin. Piegari e i suoi amici ritenevano che, sotto la guida di Giorgio Amendola, il Partito stesse perseguendo una politica meridionalistica così esasperata da rischiare di compromettere l’unità d’Italia, alimentando il grave pericolo della rinascita della contrapposizione frontale fra Nord e Sud. 
Del Gruppo Gramsci faceva parte anche Gerardo Marotta, noto per il suo carattere urticante e poco incline al contraddittorio, ma soprattutto per essere stato nel 1975 il co-fondatore dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici del quale rimane tutt’ora il Presidente. Marotta ha dedicato la sua vita alla costruzione di un monumento di oltre 300.000 volumi a sua maestà Georg Wilhelm Friedrich Hegel e a quell’illuminismo napoletano che culminò nella rivoluzione del 1799. Una rivoluzione da lui studiata sin dai primissimi anni cinquanta, quando sotto la spinta e la guida di Guido Piegari, cominciò a occuparsene. Rivoluzione che ha appassionatamente difeso e amato a oltranza, al punto da non indurlo a non riconoscere giudizi e ragioni diversi dai suoi. Come lui stesso ha confessato non ha mai smesso di amarla nella convinzione che, se non è affiancata dalla passione, la ragione non sia sufficiente a vivere e a capire. La convinzione di Marotta è che nel 1799 la storia di Napoli, anzi la storia dell’Italia tutta, si sia fermata, come paralizzata dal fallimento di quello che fu, a suo avviso, il generoso tentativo di trasformare la nostra società dalle fondamenta: abolendo le servitù feudali, abolendo le torture e le carceri segrete, abolendo l’imposta sui grani, farina, pasta e pesca, cioè sul cibo dei poveri; abolendo il cosiddetto testatico, la tassa che Campanella definiva la più empia di tutte, perché anche il più povero dei poveri doveva pagare per ottenere il diritto portare la propria testa attaccata al corpo. Ma anche i molti che non condividono questa analisi storica sui fatti del 1799, gli riconoscono di essere riuscito, con la sua ostinata perseveranza, a fare dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli un centro di eccezionale importanza nazionale e internazionale e di grandissimo valore culturale. 

Nello spazio di pochi mesi, a partire dal marzo del 1954 il Gruppo Gramsci fu prima sconfessato, poi rapidamente smembrato e infine distrutto dalla normalizzazione imposta dal compagno napoletano Amendola, con l’avallo cinico del compagno torinese Togliatti. Si trattò senza alcun dubbio di una disastrosa sconfitta politica che ha lasciato tracce profonde, contribuendo all’irreversibile fallimento politico delle forze autenticamente progressiste e aperte al rinnovamento che esistevano dentro e fuori del Partito comunista napoletano. La decisione amendoliana di etichettare come progressista una politica volta a difendere l’idea che il Sud dovesse contrapporsi al Nord del paese, in ossequio a una visione regionalistica, ristretta e autarchica, mediocre e chiusa in maniera ottusamente provinciale, ha rappresentato un errore clamoroso e drammatico per il Partito, per il Sud e per il paese intero. 
A distanza di oltre cinquant’anni vale la pena riflettere ai guasti causati nel Meridione, ma a Napoli soprattutto, dal fallimento della politica del Partito Comunista di Giorgio Amendola, descritto dai suoi stessi compagni di partito come un caso umano patologico: autoritario, insopportabilmente filosovietico, moralista sino alla persecuzione ma, nello stesso tempo, disponibile a trattare sottobanco con chiunque, nel solco della più collaudata tradizione trasformista. Come napoletani e meridionalisti non ci resta che volgerci ai positivi ritorni culturali conseguiti grazie all’Istituto di Studi Filosofici dell’ex ragazzo del Gruppo Gramsci. Se al grande successo nel campo della cultura avesse fatto riscontro un altrettale successo in quello politico oggi Napoli e il Sud non si troverebbero nelle lamentabili condizioni in cui si trovano. 

Giovanni Cutolo


N.B.
Ho liberamente utilizzato e riassemblato brani tratti dal Mistero napoletano di Ermanno Rea edito da Einaudi, un libro che ritengo di lettura obbligatoria per tutti i simpatizzanti del Partito del Sud e per tutti i napoletani interessati a comprendere le ragioni per cui Napoli e il Mezzogiorno d’Italia versano nella triste situazione che tutti conosciamo e soffriamo.

Intervista ad Amalia Spanò Socio Fondatore di Rubriche Meridionali...


Dottoressa Lei è tra i Soci Fondatori e Promotori di Rubriche Meridionali, anzi diremmo tra le prime figure che hanno dato vita a questa Associazione Culturale…ci illustra brevemente i perchè, le ragioni, gli obbiettivi?

La nostra associazione è nata come Fondazione…poi per ragioni economiche legate alle quote d’uno dei primi soci che dovette espatriare per lavoro…anzicchè sostituirlo pensammo ad una soluzione forse meno prestigiosa ma più svelta,diremmo leggera come l’associazione culturale. Le ragioni della nascita sono illustrate sul nostro blog…quasi un’esigenza spontanea di dar voce al meridionalismo progressista che al momento vede impegnato, sinergicamente al nostro pensiero, sul versante politico gli amici del Partito del Sud, ma nell’associazionismo crediamo di riempire un vuoto palese!

Perché un vuoto?

Perché il meridionalismo,o quel che impropriamente viene chiamato tale, è rappresentato da un filoborbonismo diffuso che sfocia anche in rigurgiti monarchici,e se va bene in un diffuso desiderio generico di antipolitica che quasi sempre strizza l’occhio a tesi reazionarie e di destra, anche nelle frequentazioni e nelle origini politiche e simpatie dei suoi interpreti. Il Meridionalismo è altro…nasce dal socialismo…da gente come Gramsci. E ciò, mentre in politica è portato avanti dai nostri amici del PdelSUD, nell’associazionismo non c’è nessuno, se non ci attivavamo noi. Purtroppo siamo tutti professionisti o giovani molto impegnati e il contributo è limitato rispetto alle esigenze. Perciò, spesso, abbiamo contributi esterni e/o riportiamo articoli o posizioni di chi riteniamo in sintonia con noi.

Non ritiene che ci siano comunque movimenti, associazioni o altri comunque che meritino un minimo d’attenzione in questo mondo?

Ma certo! Il lavoro di rivisitazione storica è meritorio…chiunque lo approcci in modo serio..e contributi degni di nota ce ne sono stati e forse ce ne sono ancora..ma finisce là. C’è chi vuol fare solo quello…padronissimo...ma spesso non vuole che altri ne ricavino analisi o proposte politiche, quasi come detentori d’una primogenitura intoccabile. Oppure c’è una confusa voglia di autorappresentarsi anche in politica con tesi e sponde con la parte reazionaria, insomma un’agitazione meridionale, un movimentismo sudista, aspiranti leader in cerca di poltrone con tentativi di ammucchiare di tutto e un po’ a fronte di approssimative tesi d’ipocrite e poco credibili equidistanze. Tutto ciò finisce poi per naufragare in flop o ricerche di sponde col politico di turno…in barba all’equidistanza…in reciproci tentativi figli solo dell’opportunismo.

Analisi forse un pò dura…ma ci dica il suo punto di vista sulle diffuse e spesso sbandierate voglie d’indipendentismo, separatismo…

Guardi, senza entrare nel merito della giustezza di queste teorie, quello che manca sorprendentemente come riflessione è il non soffermarsi sull’esempio e l’esperienza di catalani, baschi, scozzesi che non sono riusciti nell’impresa nonostante cinquanta e passa anni di battaglie, condotte anche con un’attività politica all’interno delle loro istituzioni. Qua siamo all’anno zero….immagini quali prospettive possano esserci…..Altro è battersi per una praticabile autonomia…Da qui il nostro ritenere ancora valida la strada del meridionalismo storico, per un Sud, possibilmente autonomo, e riscattato,a pari opportunità del resto d’un paese più equanime. Poi chi ha voglia, tempo e capacità può ipotizzare rivoluzioni armate, ammesso sia il caso d’avventurarsi in scenari tragici e pericolosi di cui francamente sarebbe il caso di farne a meno in un mondo già fin troppo agitato e macchiato da tristi eventi.

Ultima domanda : come vede prospettive, posizionamenti dei vari gruppi rispetto alle ormai prossime elezioni regionali?

La situazione è diversificata anche all’interno dello stesso Sud. La Sicilia, spiace dirlo, è sempre un mondo a sé…credo il fenomeno Salvini possa raccogliere, da alcune avvisaglie, abbastanza…successe lo stesso con Berlusconi all’epoca. I Siciliani fanno presto, purtroppo, a salire sul carro…In Puglia e Calabria la presenza di gruppi paladini del Sud non è così significativa al momento. In Campania invece c’è la gran confusione di diversi soggetti le cui mire, il loro agitarsi è riconducibile a quanto ho già dichiarato sopra.

Ci conceda ancora di chiederle se Rubriche Meridionali ha novità nel suo percorso…

A parte continuare la nostra strada col nostro blog, e nostre pagine sui social network con contributi speriamo più numerosi, ed il sostegno ad attività politiche di chi riteniamo sinergico alle nostre idee, speriamo di partire in un’idea che abbiamo da sempre, ovvero varare finalmente l’edizione a scadenze da stabilire d’un prodotto cartaceo che riproponga i migliori contributi prodotti.

Eugenio Baldi
Freelance
Journalists without frontiers

Antonio Gramsci - Aforismi e Frasi Famose




Politico, Filosofo, Giornalista Italiano
(1891 - 1937)
Segno Zodiacale Acquario

Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza. Studiate, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza.
***
Il tempo è la cosa più importante: esso è un semplice pseudonimo della vita stessa.
***
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.
***
L'illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari.
***
Lo Stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d'infamare col marchio di briganti.
***
La maggior parte degli uomini sono filosofi in quanto operano praticamente e nel loro pratico operare è contenuta implicitamente una concezione del mondo, una filosofia.
***
Ogni movimento rivoluzionario è romantico per definizione.
***
La verità è sempre rivoluzionaria.
***
Quante volte mi sono domandato se legarsi ad una massa era possibile quando non si era mai voluto bene a nessuno.
***
In principio era il verbo. No, in principio era il sesso.
***
Sono un pessimista a causa dell'intelligenza, ma un ottimista per diritto.
***
Il mio atteggiamento deriva dal sapere che a battere la testa contro il muro è la testa a rompersi e non il muro.
***
Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.
***
Occorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con un suo speciale tirocinio, oltre che intellettuale, anche muscolare-nervoso: è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza.
***
Dato che dobbiamo costruire il Paese, costruiamo repertori, enciclopedie, dizionari.
***

Fonte : aforismicelebri.blogspot.it



giovedì 17 novembre 2016

Pensieri, notizie, frasi celebri...



Per liquidare i popoli si comincia con il privarli della memoria. Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia. E qualcun altro scrive loro altri libri, li fornisce di un’altra cultura, inventa per loro un’altra storia. Dopo di che il popolo s’incomincia lentamente a dimenticare quello che è e quello che è stato. E il mondo intorno a lui lo dimentica ancora più in fretta! “


(Milan Kundera)






" Mi duole l'Italia. E' come un dolore fisico: si può, per dirla con una bella espressione siciliana, svariare quanto si vuole, ma uno se lo porta sempre."


(Leonardo Sciascia) 




“I professori di storia patria: questi signori non ignorano i fatti che vi sono raccontati. Preferiscono, però, tacerli per non dispiacere al Principe.  Le menzogne sull’unità italiana riempiono non soltanto i libri e le biblioteche, ma anche le nostre teste. Ma l’Italia non è solo una menzogna. Purtroppo intorno all’idea d’Italia ci sono fatti e sentimenti veri, autentici: c’è amore e dolore, ci sono milioni di morti, decine di milioni di uomini e di donne che amavano la loro terra i loro cari e li hanno dovuti lasciare alla ricerca di un pezzo di pane in altri luoghi del mondo. E ci sono anche speranze. Ma solo per una parte degli italiani. Per gli altri c’è la disperazione, la fine di ogni speranza di onesto vivere e di dignità umana e sociale.”
  
(Nicola  Zitara)


“Trenta e forse più milioni di meridionali hanno dovuto lasciare la loro terra per pagare il pizzo risorgimentale ai toscopadani. Fuori del Sud vivono più meridionali di quanti sono i residenti!”


(Nicola Zitara)


   “Non c’è cittadina d’Italia dove non ci sia un bronzeo monumento a un qualche risorgimentatore. Vittorio Emanuele, Garibaldi, Nino Bixio, Cosenz, Medici, Lamarmora, Cialdini e tanti altri illustri guerrieri. Se ne stanno tutti su alti piedistalli con la sciabola sguainata. Il bronzo del monumento non riproduce il sangue, ma la sciabola lo presuppone. Questi bronzei signori hanno operato un macello fra i nemici. Però essi non hanno avuto altri nemici da combattere se non gli italiani del Sud. Quindi il sangue che cola idealmente da quelle sciabole appartiene a un qualche mio antenato. Milite  Ignoto o Milite Ignobile? Non c’è una lapide che ne ricordi il nome. Mai un fiore è stato deposto sulla sua tomba. Noi siamo i nemici di noi. Il nostro passato è più che brutto, è osceno…Sventoliamo il tricolore. Ma il tricolore è il vessillo della nostra sconfitta. Forse lo abbiamo amato e servito, ma non siamo stati mai ripagati…”


(Nicola Zitara)


“Lo stato italiano ha imposto al popolo meridionale un risparmio forzoso, in alcuni momenti fino alla fame. Il capitale così formato è stato consegnato nelle mani degli imprenditori e dei tangentisti padani, che se ne sono appropriati e sempre con l’aiuto dello stato italiano l’hanno enormemente allargato. Per Gramsci, che aveva capito tutto era questa, e non altra, la cosiddetta questione meridionale.”
            

 (Nicola  Zitara)

“Culturalmente le Due Sicilie, al momento dell’unificazione politica, erano parecchio avanti all’Italia restante. Al censimento del 1861 aveva diecimila studenti universitari sul totale di 16 mila di tutte le università italiane!
                                                      

(Nicola  Zitara)






“Se dall'unità d'Italia il Mezzogiorno è stato rovinato, Napoli è stata addirittura assassinata. E' caduta in una crisi che ha tolto il pane a migliaia e migliaia di persone


(Gaetano Salvemini)



“La politica incerta, ambigua, timida e nello stesso tempo avventata dei partiti di destra piemontesi fu la cagione…essi furono d’una astuzia meschina…” 
            
(Antonio Gramsci)

«l'Italia settentrionale ha soggiogato l'Italia meridionale e le isole, riducendole a colonie di sfruttamento!”

(Antonio Gramsci, 3 Gennaio 1920)

“...L’unità nazionale poteva avere un corso diverso da quello che ha avuto. L’unificazione d’Italia, in una monarchia accentratrice, non ebbe altra giustificazione che la forza delle armi e gli intrighi diplomatici dei Savoia!“

(Antonio Gramsci)




“No, il Mezzogiorno non ha bisogno di carità, ma di giustizia; non chiede aiuto, ma libertà. Se il mezzogiorno non distruggerà le cause della sua inferiorità da se stesso, con la sua libera iniziativa e seguendo l'esempio dei suoi figli migliori, tutto sarà inutile... “. "Cento uomini d'acciaio...la Questione Italiana è la Questione Meridionale".... 


(Guido Dorso)





Sui Meridionali : “Questo popolo ama i colori allegri …questo popolo ama la musica e la fa…Non è dunque una razza di animali, che si compiace del suo fango; non è dunque una razza inferiore che presceglie l'orrido fra il brutto e cerca volenterosa il sudiciume; non si merita la sorte che le cose gl'impongono; saprebbe apprezzare la civiltà, visto che quella pochina elargitagli, se l'ha subito assimilata; meriterebbe di esser felice… “                                     


(Su “il Ventre” 1884 di Matilde Serao)





“Sappiate che per noi nessun scrittore spreca inchiostro e carta. I nostri malanni, la nostra miseria, gli abusi, l’ingiustizia che ci fanno nessuno la scrive, mentre sono chiamati sommi scrittori quelli che ci dispregiano chiamandoci plebaglia miserabile!“                                     


(Carmine Crocco)






“L’unificazione dell’Italia poteva e doveva avvenire in altro modo. L’Italia è stata divisa dai Savoia;
storici e politici di parte fanno finta di non saperlo! ”
            

(Antonio Ciano)



“Da sempre, sulla spedizione dei Mille e la sconfitta dell’esercito borbonico sono state raccontate bugie, confezionate con cura centinaia di agiografie, creati inesistenti miti. Certo negli anni immediatamente successivi a quegli eventi, era difficile, con la dinastia Savoia regnante, poter dire tutta la verità sulle ombre che avrebbero finito per offuscare la < Campagna nella Bassa Italia >. Peggio andò nel ventennio fascista, quando il mito del nazionalismo italiano, unito a un’esasperata filosofia di Stato centralizzato, aveva bisogno di alimentarsi, esaltando gli eroi del Risorgimento e ironizzando su chi, in quel processo storico fu il vinto : la dinastia Borbone e l’esercito delle Due Sicilie!”


(Gigi Di Fiore)




“Sì, è vero, noi settentrionali abbiamo contribuito qualcosa di meno ed abbiamo profittato qualcosa di più delle spese fatte dallo Stato italiano, peccammo di egoismo quando il settentrione riuscì a cingere di una forte barriera doganale il territorio ed ad assicurare così alle proprie industrie il monopolio del ercato meridionale”. 
                                                           
 (Luigi Einaudi)





“Fu una delle più grandi ondate migratorie di tutti i tempi: alle popolazioni meridionali, sconfitte e colonizzate altro non rimaneva che battere la via dell’oceano: “Partettemo pè mmare, eravamo sciumme !” [partimmo per mare ed eravamo un fiume]: i porti di Napoli e Palermo diventarono i più grandi centri di espatrio dei meridionali!”   


(Giuseppe Ressa)






“Abbiamo sempre vissuto dei falsi : il falso di un Risorgimento che somiglia ben poco a quello che ci hanno dato da studiare a scuola…   


 (Indro  Montanelli)








“Il nome < Piazza del Plebiscito > andrebbe, per rispetto ai Napoletani, modificato in < Piazza presi per il sedere >.”


(Marcello D’Orta)



“ I Napoletani oggi sono una grande tribù che, anziché vivere nel deserto o nella savana, come i Tuareg o i Boja, vive nel ventre di una grande città di mare. Questa tribù ha deciso – in quanto tale, senza rispondere delle proprie possibili mutazioni coatte – di estinguersi, rifiutando il nuovo potere, ossia quello che chiamano la storia, o altrimenti, la modernità. La stessa cosa fanno nel deserto i Tuareg o nella savana i Boja (o fanno anche, da secoli, gli zingari) : è un rifiuto, sorto nel cuore della collettività; una negazione fatale contro cui non c’è niente da fare. Essa da una profonda malinconia, come tutte le tragedie che si compiono lentamente; ma anche una profonda consolazione, perché questo rifiuto, questa negazione alla storia è giusto, è sacrosanto! “ 

(Pier Paolo Pasolini)

"Se i napoletani non fossero stati così come sono sarebbero scomparsi da 100 anni ! "                                                                       


(Pier Paolo Pasolini)